Per un uso responsabile e consapevole dei social network

I social concedono in modo diverso una possibilità unica nel suo genere: avere un profilo! E il profilo personale consente di essere parte di una comunità virtuale e sociale senza la faticosa responsabilità di stabilire, coltivare e conservare relazioni reali.

La relazione virtuale con l’altro si instaura attraverso l’implicito patto che l’atro faccia da pubblico, da supporto all’Io, senza uno scambio relazionale vero e proprio. L’altro è ridotto a oggetto e non più soggetto, in un contesto virtuale in cui è possibile esprimere se stessi senza considerare troppo le emozioni, le reazioni altrui, manifestando la propria esperienza e lo stato umorale del momento. L’autoreferenzialità è un aspetto dominante dell’uso dei social proprio perché essi, attraverso la costruzione del profilo personale diventano spesso un laboratorio per la costruzione della propria identità, abbellita e continuamente decorata con foto e post e da cui vengono espunti gli aspetti inaccettabili. I Social Network consentono di presentarsi su un palcoscenico digitale, che offre immagini, frasi, video, che definiscono ogni utente e lo presentano al proprio pubblico;

Elementi indispensabili per mettere in scena questa rappresentazione sono l’aspetto narcisistico, presente in ogni utente, social e il voyeurismo, che è il suo aspetto speculare, e che induce ad osservare dallo spioncino di un display la vita degli altri con attenta curiosità-

Si forma così una solida ed adesiva identificazione tra il Sé e l’Ideale; gradualmente si plasma il proprio profilo facendolo assomigliare non a ciò che siamo ma a ciò che vogliamo essere e alla fine il profilo si pietrifica e la maschera che costruita travalica la realtà della persona: l’ideale dell’io ha sovrastato l’Io reale! Il sembiante ha coperto l’essere! L’immagine illusoria e perfetta del proprio profilo Social deve ora essere esposta il più possibile, perché l’altro possa goderne e restituire un commento compiaciuto, un like, un’approvazione.

Milioni di anni di evoluzione umana hanno consentito di imparare la complessa arte delle interazioni umane in contesti faccia a faccia; in soli due decenni abbiamo trasformato molte relazioni reali in relazioni virtuali: ma non siamo ancora pronti per gestire un cambiamento così radicale! Perché nel mondo virtuale non solo manca il contatto fisico; c’è anche la distanza fisica, l’incertezza dell’identità di chi ci vede, la percezione di essere anonimi in una realtà anonima, la mancanza di un feedback immediato. Mancano infine gli strumenti efficaci per una nuova comunicazione: è stato chiarito come la maggior parte degli utenti si costruisce un profilo che costituisce una versione amplificata e perfetta di se stessa, che valorizza le virtù e le bellezze e smorza o modifica ciò che è inaccettabile o meno attraente agli occhi del mondo. Proprio per questo e per la mancanza di feedback immediati relativamente a quello che si dice o a come si appare sui social, si rischia di intervenire a sproposito o in modo ruvido o brusco o addirittura volgare, di essere eccessivamente disinibiti di divulgare troppe informazioni personali. Senza l’espressione del volto altrui, dello sbadiglio, della reazione del corpo, degli occhi. In assenza di questo feedback immediato, il rischio è proprio quello di dire troppo, di dirlo male, di postare senza criterio, di darsi eccessivamente, perché non è possibile più regolare la propria comunicazione e plasmarla nel contesto reale e a misura dell’altro.

Si deve poi aggiungere che in rete è più facile assistere a fenomeni di aggressività; l’identità personale si forma anche grazie all’appartenenza al gruppo ed è facile sentirsi sostenuti e confermati nelle echo chambers, luoghi virtuali in cui si interagisce con chi condivide le proprie posizioni e si aggrediscono le posizioni opposte e diverse anche per difendere i confini della propria identità di gruppo e consolidarli. La formazione di un’identità personale ideale passa anche per il conforto dell’appartenenza a identità collettive e questo di per sé non sarebbe preoccupante; ma spesso l’identità di gruppo non si sostiene con la proposizione dei propri valori e delle proprie credenze, ma attraverso la svalutazione, la denigrazione e l’attacco ai valori e alle credenze dei gruppi ai quali ci si contrappone forzatamente.

E così uno strumento potente come la rete e come i social può diventare pericoloso e dannoso. Un bastone di legno può essere usato per sostenere il cammino ma anche per danneggiare e fare del male. L’automobile è molto utile, ma può essere uno strumento mortale se si guida in stato di ebbrezza o drogati o ad eccessiva velocità (e per guidare servono 2 esami per ottenere la patente!); così i social rischiano di fare del male invece che agevolare e diffondere la possibilità di comunicare. E la rete e i social sono strumenti molto potenti (e purtroppo non c’è bisogno di nessun esame e di nessuna patente per usarli). E gli strumenti molto potenti possono fare molto bene, ma anche molto male. E chi usa strumenti molto potenti deve quindi avere grande consapevolezza e grande senso di responsabilità quando li usa.

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