L’ipocondria

L’ipocondria è il termine tecnico con cui viene chiamata la paura, a volte la vera e propria convinzione di avere una malattia fisica anche se tutti i controlli, gli esami clinici, le ripetute visite mediche escludono che questa malattia esista davvero. Nel complesso si tratta di un disturbo psicosomatico cioè un disturbo fisico o più disturbi fisici che hanno origine dalla psiche. Nonostante ciò la persona ipocondriaca non si sente affatto rassicurata e continua a cercare conferme alla propria paura che è allo stesso tempo la propria convinzione di essere malato; proprio per questo consulta nuovi medici sempre diversi e più specialisti e comincia a concentrare tutta la vita e le energie morali alla ricerca di diagnosi e di terapie sempre nuove.

A volte, dopo tanto peregrinare e dopo aver accumulato chili di cartelle cliniche e referti medici, la persona ipocondriaca si rivolge a uno psicoterapeuta; è importante non far sentire un paziente che giunge con questo malessere in psicoterapia come un “malato immaginario” perché questa definizione è sbagliata e il giudizio che ne corrisponde è inutile e controproducente; il paziente infatti si accanirebbe ancora di più a cercare prove che documentino la malattia che teme e crede realmente di avere, per sconfessare lo psicoterapeuta che gli ha sbrigativamente sottratto l’identità di malato a che gli è consueta e di cui ha bisogno.

Tra l’altro una parte di ragione il paziente ce l’ha! E’ vero che non ha una malattia fisica grave, perché gli accertamenti medici l’hanno esclusa, ma ha un disturbo, un disturbo di psichico, che incide pesantemente sulla qualità della sua vita e fa soffrire anche le persone che gli vivono accanto.

Inoltre i sintomi che sente sono reali! Intanto perché li sente, e quindi provocano sofferenza reale e poi anche perché, seppure possono essere semplicemente un mal di testa lieve o un leggere dolore allo stomaco, all’addome, alla schiena o perfino un piccolo arrossamento della pelle, questi sintomi provocano nella persona ipocondriaca tanto dolore e tanta preoccupazione, che vengono percepiti in modo molto amplificato rispetto a quello che avviene di consueto alla maggior parte delle persone. Ed è raro che questa grande e vera sofferenza sia accolta in modo empatico dai medici, dagli psicoterapeuti a cui si rivolge, perché l’ipocondriaco viene percepito come un paziente non facile, a volte antipatico nella sua ostinata insistenza a denunciare sintomi e a cercare cure: la sua sofferenza viene sottovalutata o irrisa e così il paziente non si sente riconosciuto e preso sul serio.

Eppure a chi soffre di ipocondria non serve l’ennesima rassicurazione, ma è utile invece un ascolto sincero e una alleanza terapeutica solida. Quando il paziente sarà sicuro di non dover fare i soliti sforzi per convincere l’ennesima persona sulla veridicità delle sue convinzioni, potrà gradualmente aprirsi e narrarsi, questa volte oltre il sintomo e la malattia.

Nello stretto rapporto mente-corpo un disagio psichico profondo viene incarnato e sentito come sintomo in una parte del corpo e riportato poi alla mente sotto forma di convinzione ossessiva di avere una malattia, proprio a causa di quel sintomo. Un percorso di psicoterapia aiuta a interrompere il circolo vizioso, per capire se stessi, decodificare il proprio disagio e farlo capire agli altri senza più utilizzare solo il sintomo fisico. Occorre pazienza e tempo, perché il linguaggio dei sintomi e la richiesta continua di attenzione e cure è un linguaggio, e quindi bisogna capire e saper comunicare con quel linguaggio, prima di poter imparare un nuovo linguaggio per presentarsi agli altri e narrarsi; un nuovo linguaggio fatto finalmente di parole e emozioni, che inizialmente può sgomentare proprio perché è nuovo e inconsueto. Ma per chiedere affetto vero e farsi amare veramente, il nuovo linguaggio è sicuramente più efficace.

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