Giocare con l’anima tra le righe di un pentagramma
Le canzoni nascono spesso da un bisogno profondo di espressione. Il linguaggio musicale consente infatti di comunicare emozioni complesse e universali, permettendo a chi scrive e a chi ascolta di dare forma a sentimenti talvolta inesprimibili con le sole parole. L’arte, la musica, la letteratura, il teatro, la danza sono l’espressione autentica del sé e veicolo privilegiato di autenticità e auto-realizzazione.
Tuttavia, quando la musica viene inserita in un meccanismo commerciale e competitivo, il rischio è che l’autenticità venga sacrificata in nome delle logiche di mercato. Il sociologo e psicologo Erich Fromm distingueva tra l’“avere” e l’“essere”: la società contemporanea spinge a produrre arte in funzione del profitto (“avere successo”) anziché in nome della libera espressione (“essere autentici”). Sanremo, con le sue dinamiche di gara, televoto e sponsorizzazioni, diventa quindi un palcoscenico dove il valore di una canzone rischia di essere misurato più sulla base dell’audience che sulla profondità del suo messaggio. Ma il prezzo non è il valore e quindi il successo commerciale di una canzone non dice la sua qualità
Le canzoni non sono solo espressioni di chi le scrive, ma anche specchi per chi le ascolta. Daniel Stern, noto per i suoi studi sullo sviluppo emotivo, ha sottolineato come le esperienze estetiche possano risuonare con le emozioni profonde dell’individuo, contribuendo a un senso di coerenza interna. Quando ascoltiamo una canzone che descrive una nostra emozione, ci sentiamo meno soli: la musica diventa un ponte tra il nostro mondo interiore e quello degli altri. Troviamo parole e note che riescono a esprimere l’inesprimibile dell’animo, sentiamo che qualcuno sa dirci con note e parole che non avremmo mai osato e usato.
È proprio questa funzione della musica che rischia di perdersi quando la creazione artistica diventa subordinata alla logica della competizione. In un contesto di gara come Sanremo, l’attenzione del pubblico può spostarsi dalla risonanza emotiva delle canzoni alla loro capacità di conquistare il consenso, riducendo l’arte a un semplice strumento di successo e visibilità.
In definitiva, la musica dovrebbe essere prima di tutto un atto di condivisione e non di competizione. Forse, più che chiedersi chi vincerà Sanremo, dovremmo chiederci quali canzoni riusciranno davvero a toccare il cuore delle persone e a lasciare un segno nella loro esperienza emotiva. Perché, come diceva Winnicott, “è nel gioco e nella creatività che l’individuo trova sé stesso” – e la musica, più di ogni altra forma d’arte, dovrebbe restare un gioco libero dell’anima” in cui l’io adulto riesce ancora a dialogare leggero con l’Io bambino. L’immagine che rimane è quella del cantautore Lucio Corsi che canta con Topo Gigio: “Mi ha insegnato come non diventare una marionetta, come fare a tagliare i fili di chi ti vorrebbe far muovere a suo piacimento”, ha spiegato Corsi che ha cantato Volare. Perché la musica rende leggeri e fa volare l’anima sopra le piccolezze e le meschinità di una vita che dà prezzo a ciò che ha valore!
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