Noia, Noia, noia!
(Una volta avevo una vita. Ora ho uno smartphone)
Reclusi in casa, in tempi di restrizioni per contrastare l’epidemia del coronavirus, è emersa anni fa in primo piano, nella vita quotidiana di molti, l’esperienza della noia. Tutti la sperimentano, ma molti l’hanno incontrata e riconosciuta soprattutto nel lungo periodo del lockdown, anche se la noia è da sempre compagna della vita dell’uomo.
Le cause della noia infatti non sono nuove e hanno radici lontane: lo stile di vita consueto nella società contemporanea induceva a bulimica iperattività; era necessario produrre risultati e farlo velocemente ed evitare qualsiasi mancanza, ma soprattutto ogni vuoto, evitando il più possibile di confrontarsi con frangenti di noia. Proprio oggi che questo non è più possibile, la noia, elemento quasi sconosciuto e comunque intollerabile, compare in modo nuovo e prepotente: per questo deve essere respinta, in tutti i modi!
Da una parte quindi la vita quotidiana proponeva impegni continui ed emozioni intense che sono motivo di ansia, dall’altra questo periodo di prigionia domestica fa precipitare ben presto in una noia plumbea e molesta; non si fa in tempo a lamentarsi per la mancanza di tempo per se stessi che arriva il tempo in cui lamentarsi di avere troppo tempo a disposizione! C’è inibizione dell’attività e contemporaneamente insoddisfazione per il riposo!
Apparentemente all’annoiato non interessa nulla, sembra non avere desideri (la psicoanalisi direbbe che ha assenza di pulsioni, di libido). Se non ci fosse desiderio però chi si annoia sentirebbe solo paralisi della volontà, sospensione dal mondo, Ma la noia provoca fastidio e insoddisfazione, e chi è insofferente e insoddisfatto evidenzia per forza la presenza del desiderio dentro di sé, ma di un desiderio senza oggetto e senza senso.
La noia è quindi la condizione caratterizzata da una sorta di desiderio vuoto, senza contenuto, una spinta pulsionale generica senza un oggetto ben preciso da raggiungere. La noia assomiglia a un desiderio, ma a un desiderio paradossale, indirizzato sempre verso un’altra posizione rispetto a quella occupata. Nel momento della noia, il desiderio di ciascuno è quasi senza oggetto; perché l’oggetto affiora soltanto nella fantasia, che però conduce sempre verso un altrove.
La noia è desiderio d’altra cosa diceva Lacan e siccome c’è tensione interna continua, a causa del desiderio, continua ma nulla da raggiungere, la noia sembra un cyclette dell’anima che ci obbliga a pedalare per restare è però sempre nello stesso posto.
E allora la noia viene nutrita di fantasticheria. Il piacere perso dal raggiungimento di una meta viene ricercato in un mondo immaginario, altrove rispetto alla realtà, che obbliga ma non soddisfa. La ricerca di mete sempre nuove e diverse sostituisce nella continua e stordente molteplicità, l’insoddisfazione causata da un desiderio senza meta. Il desiderio viene ingannato dall’immaginazione che prospetta innumerevoli possibili piaceri. Diventa così sempre più frequente e quasi indispensabile trascorrere davanti agli schermi digitali molte ore, soprattutto quando tutte le opportunità ricreative e aggregative sono vietate
La noia potrebbe allora sorprendentemente diventare occasione di crescita e offrire un’improvvisa opportunità e diventare il presupposto per lo sviluppo della propria immaginazione e creatività… Ma il presupposto è spesso vanificato negli effetti: attraverso cellulare e computer non si coglie vero piacere ma ci si soddisfa attivandosi in modo confuso e moltiplicando le possibilità di essere invece di essere. Si prova a sperimentarsi in ruoli e attività nuovi cimentandosi nella fotografia, nella realizzazione di video, ma spesso soprattutto si chatta con più persone possibili, coltivando così l’illusione di poter rimanere in contatto con molti invece che ridursi a vederne poche persone per volta; infine il piacere immaginativo del virtuale consiste proprio nell’idea illusoria che condividere sia una forma maggiore e potenziata di vivere e che la propria vita messa in vetrina attimo per attimo possa destare stupore, interesse, invidia in tanti; la realtà spesso impone la dura consapevolezza che la propria vita è invece noiosa e poco interessante anche per i pochi che ne sono testimoni!
Chi si annoia attende un oggetto qualsiasi per essere aiutato a trovare un contenuto al proprio desiderio, una meta per la ricerca del proprio piacere. Questo contenuto, questa meta è cercata nella navigazione nel mondo digitale e, nella stanca ripetizione dei meccanismi e dei passaggi propri dei dispositivi digitali, si aprono le opportunità dell’immaginazione che fantastica spazi inediti, un luogo altrove dove dirigersi per sentirsi molteplici nelle proprie possibilità di essere e non unici nella forma determinata della propria esistenza reale. Eppure smartphone e computer apparentemente gratificano subito e sempre, ma lo fanno in maniera fantasmatica e effimera. La gratificazione vera e profonda del desiderio persiste nella memoria e crea duraturo piacere solo perché è diventata esperienza. Invece di riempire un desiderio vuoto e senza meta con tante mete possibili, molteplici e vane, illusorie e inconsistenti, potenziali e virtuali, c’è bisogno di trovare motivi per cui vale la pena vivere, che siano realistici e raggiungibili, concreti e realizzabili, entusiasmanti e appassionanti. Motivi per cui provare ad essere migliori di quello che siamo.
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