Stare attenti all’attenzione! Dipendenza dai Social Media e nuove frontiere del mercato globale

La dipendenza dai social media è un fenomeno piuttosto diffuso e facile da riconoscere, perché è caratterizzata da un uso eccessivo e compulsivo delle piattaforme sociali, che costringe gli utenti a stare ore davanti allo smartphone, senza neanche accorgersi del tempo perduto a discapito di ogni altra attività. In particolare chi sviluppa una dipendenza patologica dai social media, ha sintomi simili a quelli delle altre dipendenze comportamentali, come ansia, irritabilità e depressione quando non può accedere alle piattaforme preferite.

Ci sono cause facilmente individuabili e molto pericolose alla base di una compulsione che ormai coinvolge tantissimi utenti:

  • Gratificazione immediata: I “like”, i commenti e le condivisioni a un post, un video, una foto, offrono una gratificazione immediata che nutre il narcisismo di ognuno di noi, lo rende protagonista per pochi minuti su un palcoscenico virtuale, lo pone all’attenzione di tanti, anche se per pochi minuti, offrendo una gloria temporanea, effimera che però appaga e soddisfa.
  • Confronto sociale: Le persone tendono a confrontarsi con gli altri, spesso idealizzati, per tentare senza sosta di raggiungere standard percepiti di successo, di bellezza, di efficacia e di felicità, in un test retest continuo per misurare i propri livelli e paragonarli con quelli altrui.
  • FOMO (Fear Of Missing Out): Ne ho già trattato in un altro articolo: http://www.psicoterapiaroma.org/fame-di-fama-per-fomo/; la paura di perdere eventi, notizie o aggiornamenti importanti diventa pervasiva e la volontà di rimanere costantemente aggiornati all’ultima notizia dell’ultimo minuto può spingere le persone a controllare costantemente i social media.

La dipendenza dai social media non è però solo un fenomeno psicologico e sociale, ma è profondamente radicata in cause politico-economiche che ne amplificano la diffusione e la pervasività. Non ci sono solo responsabilità personali e non tutto può essere attribuito alla debolezza delle volontà dei soggetti che si fanno travolgere dalle attrazioni dei social network.

Vorrei rivolgere infatti l’attenzione soprattutto ai modelli di business veicolati dai social e difficilmente eludibili per milioni di inconsapevoli utenti, travolti da dinamiche economiche e interessi troppo grandi per essere affrontati singolarmente, senza un’opposizione sociale e un coinvolgimento politico:

  • Economia dell’Attenzione: Le piattaforme di social media operano per monetizzare l’attenzione degli utenti attraverso la pubblicità, secondo un meccanismo ormai noto: più tempo gli utenti trascorrono sulla piattaforma, maggiore è il guadagno pubblicitario per l’azienda che commercializza il suo prodotto.
  • Targeting Pubblicitario: Utilizzando sofisticati algoritmi di machine learning, le piattaforme che l’utente utilizza imparano gradualmente gusti, inclinazioni, passioni e preferenze, così le aziende di social media possono creare profili dettagliati per offrire contenuti e quindi pubblicità altamente mirati e personalizzati. Il meccanismo è così sempre più perverso perché, rendendo l’esperienza d’uso ancora più avvincente con proposte particolari e dedicate per ogni singolo utente; diventa sempre più difficile abbandonare il display del proprio smartphone!

Inoltre si deve tenere in considerazione la competizione serrata tra tutte le piattaforme sociali che lottano tra loro per catturare l’attenzione degli utenti, sviluppando algoritmi sempre più efficaci che ottimizzano il coinvolgimento. Questi algoritmi sfruttano vulnerabilità psicologiche per mantenere gli utenti agganciati, attraverso notifiche push, feed infiniti e altri meccanismi. Un algoritmo generalmente usa una sequenza di informazioni per risolvere un problema; in questo caso acquisisce centinaia di dati in ingresso (gli input delle nostre scelte) per poi produrre dei dati in uscita (gli output delle proposte di video, notizie, articoli, post, persone e soprattutto prodotti che ci possono interessare)

L’accesso a dispositivi mobili e a internet è diventato poi sempre più economico, rendendo i social media accessibili a una fascia di popolazione sempre più ampia. Non è un caso! L’apparente democrazia del web per un periodo ha fatto sperare molti: si pensava al libero accesso per tutti all’informazione, alla condivisione di idee, alla libertà, alla partecipazione più facile e accessibile anche per coloro che tradizionalmente erano esclusi dai dibattiti politici, culturali, sociali. Ma non è stato così purtroppo. La combinazione di cause di fragilità umana con ragioni politico-economiche ha creato un ambiente in cui i social media non hanno donato la libertà promessa più di quanto invece hanno creato dipendenza incentivata e amplificata.

Gli utenti si trovano così in un ciclo di feedback costante, contribuendo a generare una vera e propria economia dell’attenzione! Questa nuova economia si basa sul presupposto che l’attenzione umana sia diventata una risorsa preziosissima e remunerativa nel contesto dell’era digitale. Con la proliferazione di informazioni e contenuti disponibili su Internet, i consumatori del mercato globale sono bombardati da una quantità enorme di stimoli, mentre il loro tempo e la loro capacità di attenzione rimangono limitati. Questo scenario ha portato a una competizione intensa per catturare e mantenere l’attenzione degli utenti. E più gli utenti fragili si perdono dentro il loro smartphone alla ricerca continua di identità e conferme, più l’economia dell’attenzione sfrutta questo coinvolgimento per rendere un consumatore passivo, l’utente che si crede invece attivo e consapevole.

La nuova frontiera del benessere individuale e sociale, nonché di una rinnovata consapevolezza politica oggi forse passa per una lotta alla riconquista dell’attenzione perduta!

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