La psicoterapia in 3D
Prendo spunto da un’intuizione sui cambiamenti della modalità di lettura che riprendo da Marco Belpoliti, e allargo la riflessione alle terapie online integrando quello che ho già scritto in un articolo precedente:
Trattando l’ombre come cosa salda: Psicoterapia in presenza o psicoterapia online? | Adriana Arrighi, psicologa e psicoterapeuta (psicoterapiaroma.org)
Belpoliti, in un recente intervento sulla rivista Doppiozero, osserva quello di cui molti di noi hanno fatto e fanno esperienza: i saggi, i libri, gli articoli (anche questo!) letti in formato elettronico, sul pc, sul tablet, sullo smartphone ecc., non li ricordiamo, o li ricordiamo poco! E invece ricordiamo meglio quello che leggiamo su carta, soprattutto maneggiando i libri!
Questo strano effetto di oblio, questa scarsa memorizzazione dei testi in formato elettronico Belpoliti li spiega osservando che il libro “si trova in uno spazio a tre dimensioni, possiede cioè un orientamento che è quello determinato dalla nostra simmetria bilaterale: davanti/dietro; destra/sinistra”. Il processo mentale con cui riusciamo a ricordare è infatti proprio legato alla nostra stessa presenza nello spazio a tre coordinate: x, y, z. Le esperienze che viviamo le ricordiamo perché sono vissute all’interno di questo spazio a tre dimensione e perché sono immerse nel tempo.
Con il libro in mano viene simulata questa stessa esperienza: ciò che leggiamo viene evocato in un contesto tridimensionali, mentre abbiamo il libro in mano, lo sfogliamo concretamente. Aggiungo poi che le pagine che rimangono nella mano sinistra sono il passato, il già letto, il già compiuto, mentre le pagine che tratteniamo nella mano destra sono il futuro, ciò che dobbiamo ancora leggere e ciò che deve ancora avvenire.
I device su cui si legge invece sono bidimensionali, tendono ad essere una lamina, non possiedono profondità, quella stessa dimensione z che è fondamentale per trattenere le esperienze più a lungo nel deposito della nostra memoria. Eppure il tempo dedicato alla contemplazione passiva di immagini colorate e mobili e di testi luminosi sulla superficie a due dimensioni di un display è molto aumentato nel corso di questi ultimi anni e tutti noi stiamo perdendo competenze spaziali del mondo a tre dimensioni, competenze preziose per i nostri progenitori cacciatori, e per le generazioni di consumatori stanziali che ci hanno recentemente preceduto.
Azzardo allora un’ipotesi accostando lettura e terapia, associando il mondo di carta al mondo reale: se la nostra memoria associa al gesto e al movimento l’atto del ricordare, se non basta la sola vista, il movimento dell’occhio su una superficie, ma occorre il gesto operato nella relazione con un oggetto nello spazio condiviso, allora tutto questo può valere anche per la psicoterapia.
Preziosa è la possibilità di svolgere psicoterapia online, per diverse ragioni pratiche che è superfluo ricordare; spesso però si preferisce l’incontro reale nella stanza della terapia e, quando la seduta in presenza non è possibile, molti pazienti e molti terapeuti si rendono conto che la terapia svolta tutta o prevalentemente online ha un costo in termini di ricordabilità dell’esperienza vissuta; infatti la memoria affettiva della relazione terapeutica, la vita che si svolge o che si evoca nella stanza di analisi persiste nella memoria ma sfugge invece più facilmente tra le dita che sfiorano un display o toccano una tastiera. L’esperienza terapeutica ha bisogno di tutte e tre le dimensioni per essere vissuta e ricordata pienamente, necessita di vivere in uno spazio reale e pieno di affetti e in un tempo vissuto tra oggetti concreti, per depositarsi in modo stabile e modellare la memoria.
Meglio allora avere il libro in mano e lo psicoterapeuta a portato di mano.
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