Accudire il ricordo: la morte raccontata ai bambini
Tutte le domande dirette e ingenue dei bambini mettono in difficoltà gli adulti, ma le domande sulla morte sono le più difficili e sembra di non essere mai pronti e preparati a comprendere la morte e a rispondere ai piccoli che ne chiedono ragione.
Si cerca, spesso erroneamente, di proteggere i bambini da ogni tipo di dolore e soprattutto dalla morte e dalla sua stessa idea, preferendo non affrontare il tema della perdita di una persona cara.
Di fronte ad ogni situazione e di fronte ad ogni evento, soprattutto di fronte a quelli più lontani e incomprensibili, i bambini hanno bisogno di capire, chiedere, per provare a dare senso e parola a ciò che altrimenti appare misterioso e indicibile; e per questo ancora più capace di generare sgomento e spavento, quello stesso che gli adulti cercavano di evirare togliendo la morte dallo sguardo e dalla vita dei bambini!
Ogni adulto, nel suo ruolo, nella sua responsabilità e nella propria relazione affettiva con il bambino, troverà un modo unico ed esclusivo per rispondere alle domande sulla morte, rinarrare ed affrontare il lutto e il dolore che lo precede e ne consegue.
In linea generale è comunque importante creare uno spazio di ascolto, dialogo e scambio emotivo, in cui il bambino possa avere legittimità a chiedere, ricevere risposte alle sue domande, possibilità di esprimere le proprie emozioni: è necessario validare e dare senso alle emozioni, comprese quelle negative, soprattutto le più angoscianti. Se l’adulto piange, anche il bambino si sentirà autorizzato a piangere e capirà che il dolore è naturale e ad esso si può sopravvivere;
Poi serve pazienza: bisogna accogliere le reazioni del bambino senza colpevolizzarlo: non è infatti capace di verbalizzare come un adulto e allora esprimerà magari i vissuti emotivi con disturbi del sonno, disturbi alimentari, sintomi somatici, aggressività, o semplicemente con “capricci”. Per l’adulto è il momento di essere ancora più paziente, comprensivo e affettuosamente vicino e presente del solito! Senza allarmismi inutili.
Inoltre è meglio essere sinceri e diretti, evitando l’uso di metafore o bugie che possono confondere invece di consolare. Dire che una persona morta è andata via o è partita per un lungo viaggio, può creare la dolorosa e frustrante aspettativa che possa tornare! E qualsiasi viaggio, partenza o separazione potranno in futuro essere vissute con tanta, troppa paura. Dire che chi è morto si è addormentato o riposa solamente, può generare ansia nel momento del sonno del bambino o paura per l’addormentamento dei propri cari ogni notte.
Ma decisivo sarà consolidare la rappresentazione mentale del bambino rispetto alla persona morta: attraverso la “cura del ricordo”, ricordando bei momenti passati insieme, guardando foto o raccontando aneddoti sulla persona defunta consentiamo al bambino di introiettare l’eredità affettiva e lo rassicuriamo sulla sua diversa presenza nella vita narrativa e nella memoria affettiva della famiglia. Un addio non è mai definitivo finché viene custodito il ricordo.
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